Storie di tutte le cose visibili e invisibili



martedì 10 aprile 2012

Nella mente, nel cuore, nello stomaco: solo papà.

La prima volta avrò avuto 5 anni.
Ricordo nettamente che il dolore di tutta la famiglia mi investì come una coltre nebulosa, pesante, grigia. Ricordo le lacrime di mia madre al telefono, io nel lettone insieme a papà al piano di sopra, le mie domande, le risposte soft per non farmi agitare, le gocce calmanti date alla nonna.

La vita della mia famiglia, e non solo, sfortunatamente è stata caratterizzata da molti infausti episodi piuttosto ravvicinati e frequenti. Morti precoci, inaspettate, alcune inaccettabili.

La malattia di mio padre, la prima ambulanza 15 anni fa, e poi quella di mia madre, sono state le gocce che hanno fatto scatenare il mio lato oscuro più profondo: il pensiero della morte per me è costante, ossessivo, non passa giorno che io non ci pensi.
Non temo la mia, quanto l’incapacità di affrontare quella delle persone che amo.
Di affrontare il dolore, l’angoscia, il senso di impotenza, i medici incapaci e inaffidabili.
Quando squilla il telefono e vedo il numero di casa, mi manca il fiato ogni volta.
E purtroppo, capita sovente.
E’ capitato anche ora.
La mia Pasqua di Passione.

Sento che ho bisogno di trovare un modo per elaborare questa profonda ansia latente in modo sano.
Sento che non è normale, mi fa vivere male.
Lo sento, ma non so come fare.

Ho avuto una piccola rivelazione.
Ci sono delle meravigliose persone che gestiscono dei piccoli gruppi di aiuto, guidando e supportando l’elaborazione del lutto per la perdita di una persona cara.
Ho letto – più o meno casualmente – il loro materiale informativo, ed invece di diventare triste mi sono sentita meno sola.
Si chiama “Cordoglio Anticipatorio”.

Forse il modo per rasserenarmi è buttarmici dentro, capire, pensare, invece di scappare.

Quando accadrà non sarà più facile, ma forse il cammino fino ad allora sarà più leggero.

Perchè vi meritate anche dei post minchioni, mica solo lacrime.
E anche io.
Vorrei una vita normale.
Ma come dice una battuta di un film di Ozpetek: "quella ce l'hai già, non ti illudere".

4 commenti:

  1. Carissima Tessy, non si è mai preparati davvero a lasciar andare chi si ama.
    Io ti auguro con tutto il cuore di essere serena e soprattutto di vivere il tuo papà il più serenamente possibile. Non perdere occasione per dirgli quanto gli vuoi bene, quanto è stato bello essere stata la sua "principessa" e quanto ti piace stare con lui, parlargli.
    Per lui ogni tua parola sarà un dono prezioso e per te saranno ricordi che ti accompagneranno per tutta la vita.
    Scusa l'intrusione, ti abbraccio
    Giancarla

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  2. a volte ho lo stesso sentire, anche se nel mio caso è per immagini. Di colpo mi sembra di intuire un possibile pericolo di qualcuno che amo e cadere in un panico interiore che non sfocia quasi mai, ma che diventa colpassare del tempo un po' più difficile da gestire

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  3. Ti leggo spesso, adoro i tuoi post da "matrigna" di una famiglia allargata, buffi, scanzonati, politicamente scorrettissimi.
    Ti commento solo ora per dirti "Sorella!".
    Stesso identico percorso (il primo a 5 anni, 16 anni fa l'ambulanza per mia madre, and so on) e lo stesso pensiero che tutta questa consapevolezza mista angoscia riguardo alla morte non sia normale.
    Forse è solo che c'è ci deve fare i conti presto, con la consapevolezza del non essere eterni.
    Per dirne una su mille, è uno dei motivi per cui non ho ancora mai seriamente pensato ad un figlio.

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  4. Grazie a tutte (tutti?) per l'appoggio e perchè non mi fate sentire sola.
    Credo che il nodo del problema sia che ad un certo punto si è costrette a smettere di essere figlie, e si deve diventare qualcos altro.
    E questo passaggio è molto più faticoso degli altri, e comunque, nessuno mi aveva avvertito che sarebbe successo !

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