Storie di tutte le cose visibili e invisibili



mercoledì 4 aprile 2012

Io non ti conosco

“Io non ti conosco.”
Sguardo fiero, occhi incredibilmente grandi, dopo 10 minuti nei quali mi ha apparentemente ignorata, mi pianta lo sguardo serio a pochi centimetri e interrompe la conversazione tra me e sua madre.

“E’ vero, io mi chiamo Tessy, sono la cugina della tua mamma. In effetti quando ci siamo visti tu eri appena nato, 4 anni fa. Non puoi ricordarti di me. Oggi sono venuta a trovare la mamma che non sta tanto bene.”

“… già … non bisogna toccarla qui, perché fa male, ha la medicazione e la canna (drenaggio, ndr).”

“Ma dai, raccontami un po’ di te. Come si chiama la tua maestra dell’asilo?”

“Ne ho due, Maestra Ilaria e Maestra Giulia. E tu? Come si chiama la tua maestra della tua scuola nuova che cominci domani?”
(dopo un iniziale sbigottimento, realizzo che non si era perso una frase della mia conversazione con sua madre – al lavoro tutto ok, insomma, devo cambiare ufficio, ancora non so quando …-)

“Ancora non lo so …”

“Guardi i cartoni con me sul divano?”

Dopo 5 minuti di guerra al solletico e 15 minuti di cartoni in Inglese con i suoi sottotitoli personalizzati (“guarda che quello è cioccolato, lì c’è scritto in Inglese “ciocolatte” che vuol dire cioccolato”, “quelli sono i tre porcellini, infatti lì c’è scritto “little pigs” che vuol dire siam tre piccoli porcellin”) le barriere sono praticamente crollate e sono entrata per diritto nell’elenco delle persone simpatiche.

“Se vuoi un giorno puoi ancora venire a casa mia.”

E poi è successa, quella cosa che fanno i bambini e a me allarga sempre il cuore, mi fa caldo come una copertina, mi fa riappacificare con il mondo, che quando un bambino si fida di te, ti regala la sua preziosa vita, e tu senti un carico enorme di responsabilità e gratitudine, perché la fiducia di un bambino vuol dire che a qualcosa servi anche tu.
Eravamo seduti vicini, sul divano, e lui si è appoggiato, contro il mio braccio, con arrendevolezza e sereno abbandono.

1 commento: