Non so se vi è chiaro il concetto, ma io non sono mamma.
Ero innamorata del
mio Cicciobello e quando tutte le bambine del mondo sognavano un futuro da
ballerina o principessa, io volevo fare la puericultrice.
Ma poi è successo che
sono cresciuta, e ho deciso che bambini anche no, grazie.
Un po’ l’ho deciso,
un po’ la vita ha deciso per me, ma poco importa.
Molte donne guardano
a noi childfree con bonaria accettazione, pensando che la rinuncia alla
maternità sia in fondo una patologia e non una vocazione.
Del tipo, prima o poi
se ne pentirà, e allora sarà tardi.
Magari per qualcuna è
così, ma per qualcun’altra, credetemi, no.
E anche se fosse
così, le più o meno inconsce dinamiche emotive che spingono a riprodursi possono
essere, talvolta, altrettanto riprovevoli.
Io forse i figli li volevo, ma ad un
certo punto la vita ha iniziato a starmi talmente stretta che ho capito che non
ci sarebbe stato più posto, ne’ energia.
Penso che la maternità sia un
diritto, non un dovere.
Penso che i figli si dovrebbero fare
in due, e se uno dei due non li vuole, sarebbe opportuno capire se sia meglio
cambiare partner o progetto.
Penso tantissime cose a riguardo.
A casa dei miei genitori ci sono
sempre stati cani.
Sempre tutti della stessa razza,
Kurzhaar, che poi sarebbe un Bracco Tedesco a pelo corto, un cane da caccia,
insomma.
Molti cani si sono succeduti nella
mia vita, quasi sempre almeno 2 o 3 alla volta.
Ad un certo punto, dopo che sono
andata via di casa, ho sviluppato un’istintiva forma di distacco affettivo, del
tipo “sì che carini i cani, stanno bene? Ah no? Che peccato …”
Cioè, se sta male un familiare io mi
faccio venire la cistite che dura un anno, se posso evitare le ansie pure per i
cani, meglio.
Credo sia istinto di sopravvivenza.
Qualche settimana fa ho accompagnato
mio padre a scegliere un nuovo cucciolo. L’ho accompagnato solo per evitargli
la strada in macchina, in verità, e ho sbuffato pure parecchio.
Fatalità, la notte precedente era
morto improvvisamente uno dei due cani che già avevamo.
E tu arrivi in questo allevamento, ed
esce una cucciolata di 8 quadrupedi di 8 settimane di vita, che si arrampicano
sulla rete e giocano tra di loro, si rincorrono con quelle zampette tozze, ti
leccano la faccia e ti guardano con il muso sbilenco.
E già sei innamorata.
Così, in partenza.
Dopo due settimane, siamo andati a
prenderlo.
Abbiamo aspettato che fosse
sufficientemente grande da potersi staccare naturalmente dalla mamma.
E io ho sbuffato pure di più della
prima volta (cheppalle è domenica e voglio dormireeee).
Ma poi.
Degli 8 cuccioli iniziali, ne erano
rimasti solo due.
Ho visto la mamma andare a salutare
quello che avevamo scelto, una veloce e apparentemente indifferente leccata.
Secondo me, aveva capito.
L’ho preso in braccio, quel puzzone,
e tremava di freddo e di paura, nonostante le carezze e le rassicurazioni.
Lo abbiamo messo nel trasportino,
perché in macchina non si facesse male.
E lui ha iniziato a piangere.
Giustamente.
I primi 10 minuti in auto sono stati
uno strazio.
Il cucciolo nel bagagliaio che
abbaiava incazzato nero.
Io che dicevo: no dai fermiamoci vi
prego, io me lo tengo in braccio.
Dopo 10 minuti, appena entrati in
autostrada, il silenzio.
Improvviso.
Come tutti i neonati che si
rispettano, se li porti in autostrada smettono di piangere e si addormentano.
Dopo un’ora e mezza di strada temevo
fosse morto.
Ma quando siamo arrivati a casa e
abbiamo aperto bagagliaio e trasportino, si è svegliato e si è guardato intorno
con l’espressione smarrita, tutto raggomitolato e sbadigliante.
Mi ha guardato e mi è volato in
braccio.
Lo abbiamo portato a conoscere la
cagnona di 7 anni, ancora in lutto per l’improvvisa scomparsa del suo
fratellone.
Strappa il cuore vedere un cane che
guarda verso la cuccia vicina, in attesa che il suo compagno di scorribande
ricompaia, come faceva ogni giorno.
Li abbiamo messi insieme, nella
stessa cuccia, perché il cucciolo è ancora troppo piccolo e non è abituato a
stare da solo.
La povera cagnona si è trovata
improvvisamente travolta da questo nano peloso che infila i suoi dentini aguzzi
come spilli in qualsiasi ostacolo trovi davanti a sé, orecchie, code, tavole di
legno, mani, pantaloni.
Si chiama Bruce, ma gli starebbe
bene Edward, come Edward Cullen.
Il primo giorno non ha mangiato
nessuno dei due, e anche noi siamo stati piuttosto in ansia.
Ora sembra andare meglio.
Il cucciolo si è abituato subito,
non ha mai pianto.
Dopo la pappa, mugola un pochino,
come tutti i neonati che hanno sonno, poi si trascina dentro la cuccia e si
mette a dormire.
Io vivo incollata al telefono per
sapere se mangia, se dorme, se fa la cacca.
A proposito, fa la cacca e poi ci
cammina sopra.
E poi ti si arrampica ovunque.
Inutile dirvi che il numero delle
mie lavatrici è aumentato in maniera spropositata.
Comunque, tutto questo per dire che
la scelta (scelta) di non fare figli è stata la più intelligente della mia
vita.
I familiari sani di mente (ora che
ci penso non credo di averne) avrebbero preteso il TSO e sarei qui a succhiare
ansiolitici dal mattino alla sera.