Storie di tutte le cose visibili e invisibili



venerdì 29 giugno 2012

Quante cose che non sai di me



Quello che non sapete di me, è che sono sarcastica.
Sono molto diretta, e dico sempre la verità, soprattutto a quelli che non la vogliono sentire.

Sono molto ansiosa ed emotiva, piango in media una volta al giorno.
E quando entro in ansia, sono ingestibile e faccio cose molto infantili.

Sono intollerante e insofferente, e priva di pazienza.
Posso fare molto male, con le parole.
E lo faccio, a volte.

Mal tollero la felicità altrui. Lo ammetto, sono invidiosa.
A livello razionale so che la felicità altrui non mi toglie nulla, ma sono fatta così.
Se io sto male, e gli altri stanno bene, mi viene il nervoso.
Anche se a stare bene è una persona che amo.

Mi danno fastidio i bambini rumorosi, ma anche gli adulti rumorosi, se è per questo.
Danno fastidio a tutti, ma le persone buone non lo dicono.

Non mi piace la confusione, le case sporche, gli inviti a cena con i tovaglioli di carta.
Le persone in sovrappeso che mangiano i fritti, le persone che non si lavano, e anche quelle che non si lèvano.

Non sopporto gli stronzi, e le stronze, e le persone che passano per buone, e invece passano il tempo a darti quello che non hai chiesto, e poi te lo rinfacciano.

Non mi piacciono gli anziani, mi mettono a disagio.
E anche questo, le persone buone non lo dicono.

Giuro che non mi piacciono i dolci, e neanche i cibi grassi.
Certo, piacerebbe anche a me nutrirmi di panini con la mortadella, ma siccome poi mi sento male e mi sento in colpa, sono più felice se non ne abuso.
E l’importante è essere felici.
Se ti senti felice con 10 kg in più, tiénteli, che ti devo dire.

Ho idee politiche precise che ho sempre manifestato, senza timore.
Non sono credente.
Rispetto chi lo è, ma con una certa selezione piuttosto ristretta.
I miei suoceri mi amano lo stesso, forse perché non lo sanno.

Non so fare i conti a mente, devo usare la calcolatrice.
E non so amministrare i miei soldi, che comunque non basterebbero nemmeno a chi li sa amministrare.

Sono incapace di gestire i rapporti di coppia durevoli.
Che infatti non "durevolano" per niente … di solito.

Amo la solitudine.
E a volte mi crogiolo in essa, e chiudo il mondo fuori, e me ne lamento pure.


Credo seriamente di essere stata piuttosto sfortunata nella vita.
E per questo, non sopporto quelli che, invece, hanno avuto tanto.
E non parlo solo di cose materiali.

D’altra parte, oltre la sfiga, ci sta che ho commesso un sacco di errori imperdonabili.
Ma me ne assumo serenamente tutta la responsabilità, e convivo con i miei sensi di colpa senza scaricarli su chicchessia.

Odio molto le persone che non scelgono. Ma odio scegliere.
E odio le persone che pretendono che gli altri si adeguino alle loro scelte.
Chi ha scelto l’uomo sbagliato.
Chi ha scelto il lavoro sbagliato.
Chi ha scelto la città sbagliata dove vivere.
Chi ha scelto di fare un figlio, o di non farlo.
Io penso che errare è umano, ma le responsabilità non sono condivisibili.

Rispetto le mamme. E i papà.
Non tutte, e non tutti.
Ma non credo che siano una categoria protetta, come i panda.

Ho gli occhi piccoli, e le palpebre cadenti, e la mascella troppo pronunciata.
E non è mica vero che sono bionda naturale… faccio la ceretta ogni 14 giorni.
Ho brutti piedi, la pancetta, e belle gambe.
Ma tutta questa cellulite non mi appartiene.

Non mi piace fare i regali.
Mi piace comprare per me.
Li faccio, ma spesso me ne dimentico.
Li faccio, e allora sono contenta, ma se spendo 50 Euro per te, devo spenderne almeno 25 per me.

Non mi piacciono le persone perennemente in ritardo.
Che quando arrivano dopo mezz’ora non chiedono neanche scusa.
E che generalmente dicono “odio le persone perennemente in ritardo”.


Non sono cinica, però.
Le persone che mi vogliono bene, me ne vogliono tanto, quindi qualcosa valgo, penso.
Sono simpatica e faccio tanto ridere, sono intelligente e parlo di tutto.
Passo dallo smalto allo spread. Ma ci capisco più di smalti, che di spread.


Sono autoironica.
Quasi tutti dichiarano di esserlo, ma onestamente non conosco praticamente nessuno che lo sia.

Sono imperfetta.
Parecchio. Faccio una marea di cazzate.

Ma voi?
Dite sempre la cosa giusta?
Fate sempre la cosa giusta?
Fate sempre il regalo giusto?
Nessuna invidia, nessuna recriminazione, nessun rimpianto?

Bravi.

mercoledì 27 giugno 2012

L'amore è una questione di distrazione?



Le persone che mi conoscono bene, si sono sempre chieste come mai io (che credetemi, sono piuttosto carina e soprattutto molto visibile) non abbia mai corteggiatori.
O spasimanti, come li chiama il mio fidanzato (che fidanzato non è, quindi anche per lui devo trovare un Nickname più appropriato, si accettano suggerimenti).

Non ho amici stampella ne’ minestrine da riscaldare.
Faccio piazza pulita perché odio i gatti di polvere sotto il letto, e quindi se decidessi di trovarmi un trastullo, dovrei partire da zero.

Scopro che molte conoscenti, diversamente avvenenti, intrattengono avventure più o meno virtuali con un sacco di gente. E io mi domando, ma dove cavolo li hanno incontrati?

Recentemente, utilizzando gli occhi degli altri, mi sono semplicemente accorta che io non vedo.
Le colleghe mi hanno fatto notare che quando entriamo in mensa c’è un generale ammutinamento del movimento “forchetta-bocca” (sottolineo che il target va dal camionista Rumeno all’operaio che indistintamente si volta per qualsiasi femmina passi per strada).

Il mio fidanzato (aridaje) mi fa notare che, quando passeggiamo per strada, molti uomini (e pure molte donne, ma loro sono invidiooooose) mi squadrano da capo a piedi incuranti del fatto che io sia scortata da un maschio che non sembra essere mio fratello.

Io non me ne accorgo.
Sarà perché i miopi non vedono una cippa.
Sarà perché penso ai fatti miei.
Sarà perché sono alta e guardo sopra e sembro sempre un po’ stronza.

Quindi, è una questione di attenzione.

E poi ho pensato che non è vero che l’amore - quando arriva - arriva.
L’amore arriva quando hai deciso che deve arrivare.
Che non vuol dire che arriva quando ne avresti bisogno, sono due cose diverse.
Succede che a un certo punto vedi qualcuno, e ti accorgi che ha lo sguardo liquido, l’odore della pelle che sa di buono, oppure ti dice qualcosa con un sorriso sbiego.
E quello ti entra dentro, e senti che la cosa ti piace, ti fa bene, ti fa sentire viva.

Poi lo rivedi, e magari ha l’alito fetente, o un paio di jeans sbagliati, o il fantasmino che esce dalla scarpa, e ti dici che proprio no, non è lui, ma una parte di te, se hai deciso che l’amore deve arrivare, si aggrappa al ricordo di quello sguardo, di quell’odore, di quel sorriso, e vai avanti perché stare bene è meglio che non stare per niente.

Oppure ti fai una risata e decidi che no, proprio no.

Però non ho capito se – quindi – l’amore viene quando si è distratti.
Oppure quando si è particolarmente attenti.

lunedì 25 giugno 2012

Lunedì




Dunque, ho fatto un week end con il Nano.
Che comunque devo trovargli un nickname più appropriato, dato che - all'età di 11 anni - sfiora il metro e settanta e ha lo stesso numero di scarpe di suo padre, ovvero il 44.

Comunque, di vecchio c'è che è spesso annoiato.
E ci ha pure ragione. Ultimamente mi annoio da sola.
Di vecchio c'è anche che ha sempre sonno, appena si ferma si addormenta ed ha le occhiaie più nere delle mie. E per forza, sua madre è una forzata delle Sagre Paesane. E daje con la fiesta!

Di nuovo c'è che la sua pagella di fine Elementare è molto bella. Tutti 9 e quattro 10 (e non viceversa, come inizialmente avevo capito io, ma mi sembra ottimo lo stesso!).
Ed è arrivato al 9 in Italiano, quindi fare i compiti con me aiuta :)
Gli ho fatto la torta schifosissima, quella che adora.

Di nuovo, soprattutto, c'è il fatto che mastichiamo lo stesso pezzo di torta e succhiamo lo stesso gelato.
Cioè, lo fa lui. E non gli fa schifo.
A me un pochino schifo lo farebbe. A lui no.
Quand'è che è diventato così democratico? Bah ...

Poi di nuovo c'è che l'Adolescente ha preso solo una materia. Che sembrava dovesse ripetere l'anno per l'ennesima volta. Quindi siamo tutti felici, e gliel'ho scritto.
Cioè, di nuovo c'è che ho il suo numero di cellulare, e lui ha il mio, e ci mandiamo SMS.
E lui a me risponde subito, a suo padre lo fa aspettare ore.

Insomma mi nutro di niente.
A farmi felice è il niente.
Un SMS con uno Smile di un diciottenne distratto.
Un bambino schizzinoso di 11 anni che ingoia un pezzo di torta già morsa da me.
Robe così.
Se fossero miei veramente, forse sarei felice solo a guardarli.
O pretenderei l'impossibile, che ne so.


Comunque, vorrei tornare un attimo al discorso dei bambini degli altri che danno fastidio in spiaggia (o in pizzeria, o al supermercato).
E vorrei porgere una domanda ai genitori in ascolto: ma a voi, i bambini degli altri, qualche volta non danno fastidio?
E a volte, non vi danno fastidio pure i vostri?
Ecco, se la risposta è no, non siete adatti a questo blog.



venerdì 22 giugno 2012

Scipione



Io lo amo.
Mi fa sentire a casa.
Rende luminose le mie giornate, mi carica e mi conforta.

La prima volte che l’ho capito è stato qualche anno fa, nel corso di una stranissima vacanza in Puglia.
Ero partita – a causa di una disperata solitudine – con l’uomo sbagliato.
E mi sono ritrovata, dopo sole poche ore dall’arrivo, a dover gestire una vacanza da sola in Agosto.
Certo, la Masseria 5 stelle riservata alle coppie non ha aiutato, soprattutto il mio conto in banca.
Ma ritengo quella vacanza quasi-solitaria una delle esperienze più belle della mia vita.

Nel corso di quelle lunghe giornate quella terra mi è entrata dentro.
Ho provato delle sensazioni sensoriali talmente forti da farmi piangere di nostalgia per settimane, al mio rientro.

E un giorno, è arrivato lo Scirocco.
La spiaggia si è svuotata.
I barattoli di crema solare nella mia borsa riposta all’ombra si sono letteralmente sciolti.
Ma io non mi sono mossa da lì.

Stordita dall’intenso e deciso profumo d’Africa, dalla polvere rossa, da quel vento caldo insolente, da quei colori vividi e accesi, quel blu di quel cielo che noi, a Nord-Est, non conosciamo più, il mare che rapisce e incanta e ti porta lontano.
Il bagnino/veterinario che ogni giorno condivideva con me qualche pagina di un libro, mi ha detto che i Pugliesi odiano lo Scirocco perché fa saltare i frigoriferi e innervosire i clienti.
Mentre io, creatura di altro pianeta, piangevo dalla felicità.

E quella sera, con la pelle scura e ancora calda, il vestito nero con la schiena nuda, e il tacco più alto che avessi, respiravo quel cielo nero così carico di stelle da lasciarmi senza fiato.
E mi preparavo a gustare una cena nel miglior ristorante del luogo, sopra il mare trasparente, con la luna perfetta, e chi se ne importa se chi mi accompagnava non si è accorto di nulla, nemmeno di me.

mercoledì 20 giugno 2012

Ne' carne ne' pesce


Per un periodo nel corso della mia vita sono stata vegana.
Non mangiavo ne’ carne ne’ pesce ne’ latticini, non bevevo ne’ the ne’ caffè.
Spendevo cifre astronomiche nei negozi di alimenti biologici, dove compravo bistecche e latticini di soia, e pastiglie al rosmarino per ovviare alla pressione 40 su 110.
A monte di questa decisione, nessuna scelta di carattere etico, bensì un tentativo di risolvere un’insonnia che mi trascino dall’infanzia e un persistente problema digestivo.

Onestamente devo confessare che stavo benissimo.
Ero magra e in splendida forma.
Dormivo benissimo.
Digerivo tutto e non avevo alcun tipo di problema.

Ad un certo punto, dopo circa un anno, mi è sparito il ciclo.
A onor del vero il mio ciclo non mi è mai stato granché fedele, si sente odiato e si vendica facendo da sempre quello che gli pare.

Allora ho tradito l’Iridologo che all’epoca mi seguiva e sono andata dal mio medico.
Il quale mi ha detto che si può vivere benissimo pur seguendo una dieta vegana, basta avere un minimo di buon senso, e che probabilmente il ciclo era scomparso perché mio padre aveva avuto un’ischemia e il periodo non era quindi dei più sereni.

In effetti, poco dopo, ho ricominciato a mangiare tutto.
Ma solo perché di notte mi sognavo le grigliate.
E quando l’ascetico e pallidissimo iridologo mi ha detto che il mio inconscio desiderio di nutrirmi di cadaveri putrefatti era legato alle tossine che ancora intasavano il mio cervello, mi sono ingoiata una braciola di vitello alla faccia sua. E da quel giorno non ho più smesso.
E penso che non ci sia nulla di più buono al mondo del risotto ai fegatini.
O della trippa.
Per farvi capire.

Nel frattempo il mio atavico mal di stomaco è diventato ernia iatale, gastrite, reflusso gastrico. Nonostante il mio regime alimentare sia stato definito “monacale” dal mio adorabile gastroenterologo. Credo sia colpa del caffè, dell’ansia, della vitademmerda, dei geni di mio padre, della sfiga.

Penso ancora che digerire e smaltire una bistecca sia un processo lunghissimo, e lo dimostra il fatto che quando a pranzo mangio la pasta (pochissime volte), alle 17:00 mi viene una fame che mi mangerei un bue intero, mentre se mangio il secondo sono a posto per tutto il pomeriggio.
Basta guardare una fettina al supermercato: dopo due ore dalla morte, la carne inizia inesorabilmente a putrefarsi.
E se un medico del calibro di Umberto Veronesi è vegetariano, un motivetto serio ci sarà ...

Però personalmente trovo abbastanza irritanti i virtuosi animalisti, cioè i vegetariani per mere cause di tutela degli animali.
Che poi magari comprano le uova di galline allevate in gabbie 15x15.
O quelli contro la caccia.
Che sparerebbero volentieri ai vicini di casa molesti.

lunedì 18 giugno 2012

Pensieri in libertà, ovvero alcune di quelle cose che avrei sempre voluto dire e che vi daranno un sacchissimo fastidio

Perché non vorrei diventarvi troppo simpatica.
Perché mi sono scottata la schiena e non succedeva dal 1982.
Perché sono stufa di fare i tour de force nei week end per andare al mare, e vorrei che qualcuno mi dicesse che in una prossima vita almeno uno dei miei miseri micro sogni irrealizzabili si avvererà.

1)    Esistono le donne grasse, e per questo, di solito, c’è sempre rimedio. Basta chiudere la bocca.
Poi esistono le donne che hanno le gambe grosse. Inteso costituzionalmente.
Cioè con il diametro caviglia identico al diametro ginocchia.
Ecco, mi spiace tantissimo, ma per voi non c’è soluzione.
Quindi, vi prego, niente gonne al ginocchio.
Né ballerine, né sandali rasoterra.
Si impara a camminare sui tacchi senza soffrire, basta educarsi.
Il mondo ringrazia.

2)    Le zeppe non sono una comoda alternativa ai tacchi, le zeppe non sono un’alternativa.
E non è un’opinione soggettiva, è una dichiarazione apodittica.
Sono esteticamente inguardabili.
Non sono femminili.
Non slanciano la figura, perché non arcuano il piede.
Non regalano quell’andatura dondolante sexy tipica del tacco.
Non ci sapete camminare, sembrate delle disarticolate che trascinano una tavola di legno legata sotto la scarpa.
E se siete nane, sembrate ancora più nane, non so perché, ma è così.

3)    I bambini in spiaggia urlano e/o piangono. Generalmente tutte e due le cose insieme. Mi rendo conto che sono piccoli ed hanno tutti i diritti di essere insopportabili.
Ma voi genitori no.
Il fatto che tu abbia un figlio non ti da diritto di estendere il tuo dominio anche sugli spazi vitali degli ombrelloni altrui, perché abbiamo pagato uguale, non è che tu hai versato un obolo maggiore.
Odio puntualizzare l’ovvio, ma detesto calpestare i rastrelli di plastica lanciati sotto il mio lettino, e detesto gli strilli di tuo figlio a pochi centimetri dal mio timpano.
Alza quel culo moscio e portalo in riva al mare. Oppure dagli del Tavor. O portalo in montagna.
Ah, dimenticavo, sentirti sbraitare tutto il giorno “Pietro smettila di urlare che disturbi la signora” non ha aiutato per niente il mio disperato tentativo di pennica.
E’ stato allora che ho deciso di togliermi il reggiseno, per far vedere a tuo figlio che c’è di meglio, rispetto alle tue.

4)    I bambini dopo pranzo e dopo le 23 di sera hanno sonno.
Anche se avete avuto l’ardire di portarli in vacanza al mare.
Non c’è nulla di più triste di vedere bambini urlanti e capricciosi, ancora più confusi da genitori che si sforzano di distrarli creando talmente tanto nervoso a me, che figuriamoci al bambino “amore dai che ti compro lo zucchero filato ! vuoi andare nelle giostre? Dai che adesso andiamo a trovare il cuginetto !!! Mettiti giù nel passeggino e chiudi gli occhietti, non ti importa vero anche se siamo nella passeggiata pedonale di Riccione all’ora di punta del primo sabato estivo della stagione ?”.
E no, non avete anche voi diritto a divertirvi.
Non a discapito della salute mentale di vostro figlio, che peraltro, pare, avete messo al mondo in piena libertà.

5)    Dunque, quali verbi vi vengono in mente, istintivamente abbinati alla parola “figlio”?

Mettere al mondo > un figlio
Crescere > un figlio
Educare > un figlio

Ok. Pure a me.
Allora, crescere significa insegnare a diventare grandi, no?
Quindi, se avete insegnato a vostro figlio ad andare in bicicletta, fregandovene dei suoi strilli e le ginocchia sbucciate, perché a 25 anni continuate a prenotargli il parrucchiere e il dentista? E perché generalmente lo accompagnate pure?
Lasciatelo fare, ce la può fare.

Educare significa anche insegnare l’educazione, no?
I vostri figli adolescenti rientrano la sera dopo aver mangiato una pizza con cipolla, salamino, peperoni, cozze e vongole, fettine di orco e scaglie di cadavere, e se ne vanno a dormire senza lavarsi i denti.
Al mattino si infilano una maglietta e se ne vanno in giro con l’ascella fetente.
Io li sento, li sento per strada, li sento ovunque.
Per caso durante il parto vi si bruciano i neuroni olfattivi? Può darsi …
Mettetevi un memo in bagno “chiedere al cucciolo se si è ricordato di lavarsi i denti e le ascelle”. Anche se il cucciolo ha 25 anni, siete ancora in tempo.

venerdì 15 giugno 2012

'Cause I've got too much life running through my veins



Allora, in pratica succede che ho cambiato lavoro.
Mi piace un sacco eh … però comincio alle 08:00 e finisco alle 20:00.
12 ore sui tacchi.

Pago la palestra per niente, non ho più niente di pulito da mettermi, non faccio un pasto decente da tempo immemore, e sto perdendo mezzo chilo a settimana.
Che come dico sempre io, non si è mai troppo magre, ma preferirei vivere, ogni tanto.
Ah dimenticavo, le borse sotto gli occhi… sono diventate impegnative da trascinarsi in giro tutto il giorno.

Comunque dicevo, ho cambiato lavoro, ho cambiato faccia (senza occhiali), ho cambiato vita, nel senso che non ne ho più una, dati gli orari.

E pensavo che quando si comincia a cambiare, non si smetterebbe più.
E si vorrebbe fare pulizia di tutto, anche delle persone che si danno per certe, perché improvvisamente mi sembra di non avere più niente da dire, mi sembra di non conoscerle più, di non fidarmi più veramente.
Volersi bene non basta.
Bisogna coltivarsi, condividere, e avere il coraggio di detestarsi, a volte.
Ed essere sempre se stessi, senza censure, almeno con le persone che dicono di amarti.

Paradossalmente do il meglio di me, la parte più vera, solo alle persone che conosco e frequento meno.

E quindi ho voglia di aria fresca e facce nuove.
Sono molto pericolosa, quando mi trovo in modalità “piazza pulita”.
E canto Robbie Williams.

lunedì 11 giugno 2012

Where are you running?



Nonostante io viva vicino ad un fiume, peraltro sacro alla Patria, evito di andare a correre nelle zone adiacenti: i percorsi sono accidentati, un continuo sali/scendi che mi sega le gambe, e la zona è troppo isolata, meglio non correre rischi.
Mi è già capitato una volta di incrociare un tizio che faceva running in mutande. Non sto scherzando.

Fortunatamente vivo in una città d’acque, e a circa 20 km da casa mia c’è un percorso in riva ad un altro fiume che, decisamente, mi emoziona e mi libera.
I 20 minuti di macchina per raggiungere quel luogo potrebbero essere evitati, ma ne vale la pena.

I tragitti da seguire sono molti, ma il mio preferito in assoluto è un anello di circa 5/6 km che è perfetto per la mia resistenza, e mi garantisce panorami nuovi in ogni momento.
Adoro correre conoscendo a memoria il percorso, perché questo mi consente di affrontare la fatica raggiungendo dei mirco-obiettivi intermedi.

Top e calzini fucsia, fascia elastica al ginocchio sinistro, calzoncini neri, occhiali da sole e chiavi della macchina in mano, e si parte!
Il primo sentiero è quello del riscaldamento, inebriato dal profumo dei tigli. Passo lento per scaldare i muscoli e mettere a tacere il ginocchio ribelle.

Poi si entra in un tratto privo di profumi, ma deliziato da un’ansa del fiume rigogliosa di piante, e c’è la famiglia dei cigni, con i piccoli che ho visto nascere nel nido qualche settimana fa.

Quando arrivo alla villa in costruzione (profumo di gelsomino) di solito ho raggiunto la mia solita andatura, addominale stretto e respiro regolare.
Poi sento le campane della chiesa e compare la prima crisi psicologica, perché so che sono solo a metà percorso. La tentazione di fermarmi e rubare 5 minuti di camminata veloce è forte, ma resisto, dominata da un Super Io che non conosce riposo.

Mi consolo subito dopo, quando il sentiero si restringe e vedo sul fiume il relitto di una barca, e devo schivare gli ombrosi rami di tiglio che mi accompagnano ancora con il loro profumo meraviglioso, legato alla mia infanzia.

Poi arriva la crisi di fiato, all’altezza del lago artificiale; lì comincio a sentire la fatica. Le gambe reggono ancora ma il respiro diventa faticoso.
Manca poco, ma è il tratto più difficile, al sole.

Abbandono sbuffando il percorso profumato, curva stretta, e la visione si apre, in un tratto di fiume accogliente e pacato, ricco di ninfee e di papere, e vedo la fine del mio giro, quel ponte di legno agognato, e comincio a contare (mancano 100 falcate … uno, due, tre, quattro …).

Ultimo sprint, butto il cuore oltre l’ostacolo e accelero il passo.
E poi l’arrivo, respirando forte, rallentando piano.
E cammino soddisfatta verso l’auto. E mi sento magrissima, e piena di energia !

Stretching nei tronchi al parcheggio, e si va verso casa, con la musica a palla e il finestrino un po’ aperto.

Che ogni tanto faccio pure la truzza.

giovedì 7 giugno 2012

Matrigna cattiva



Il Nano ha la varicella.
L’informazione mi è stata data, accidentalmente, venerdì sera, in un raro momento di lucidità nel mio letto di dolore, dove ho trascorso tutto il fine settimana (quando non ero impegnata con la testa dentro il water, per capirsi) schienata da un’improvvisa quanto inusuale febbre a 39°.
In preda alle allucinazioni, scontate per una che normalmente ha una temperatura corporea che, nei mesi estivi, sfiora a malapena i 35°, ho iniziato ad inveire contro le malattie infettive dicendo cose del tipo “i bambini sono peggio dei piccioni, sporcano e portano le malattie”.

Non mi sono riempita di pustole e quindi sono semplicemente vittima di un virus gastrointestinale feroce che ha steso mezza città, e a distanza di una settimana riprendo oggi a mangiare qualcosa, e sembro una deportata, che è vero che non si è mai troppo magre, ma con le guance scavate e le occhiaie e le spalle curve e la ricrescita della tinta anche no…

Dicevo, il Nano ha la varicella da giovedì della scorsa settimana.
E ieri era mercoledì.
E il mercoledì sera, cascasse il mondo, i ragazzi sono di competenza del padre.
Anche con la varicella, che tanto chissenefrega se sono ancora contagiosi, il mercoledì sera ci sarà il corso di salsa e merengue oppure un follow-up del famoso corso di trekking.

E poco importa se io non l’ho presa, la varicella.
Perché non sarà mica più importante un’estranea dei tuoi figli !

E invece sentite un po’ cosa penso io.
Anche sì, porca zozza.

Ma perché la salute di un bambino è più importante di quella di un adulto?
Avete idea di cosa voglia dire prendere la varicella a 42 anni?
Posso forse permettermi di stare in malattia per 3 settimane, ricoperta di croste?
Che non ho visitato sufficienti ospedali quest’anno?

Teneteli a casa, i vostri figli contagiosi !




mercoledì 6 giugno 2012

Momenti glamour

Vorrei rivolgere un appello accorato a quegli uomini con i quali ho avuto un fugace flirt in passato, quando ero più gggiòvane  e single e ragionevolmente rincorrevo quelli che chiamavo “momenti glamour”, ovvero quei periodi della vita nei quali sei bella, simpatica, libera, spensierata, piena di amici e occasioni mondane, e acchiappi un casino.

Di solito questi momenti sono piuttosto fugaci; matematicamente succede che quando avresti bisogno di avere amici e occasioni mondane e qualche spasimante che non ti faccia sentire una pellicola trasparente, spariscono tutti, insieme ai lustrini.

Comunque dicevo, questi uomini, più o meno giovani e quasi nessuno libero, periodicamente mi chiamano o mi scrivono, senza fantasia alcuna - probabilmente perché hanno chiuso il giro della loro rubrica – ripetendo il triste clichè delle battutine allusive.
E si offendono a morte (e frequentemente mi insultano proprio) solo perché non ho alcuna intenzione, in sintesi, di dargliela ancora.
E nemmeno (perché spesso solo di questo si tratta) di contribuire ad alimentare virtualmente il loro egocentrico bisogno di gratificazione.

Ma secondo te, io sto qui a pettinare le bambole in attesa che tu ricompaia nella mia triste e vuota vita?
Capisco il tentativo di revival, si sa, il cambio di stagione, gli sbalzi ormonali, la noia cosmica, e poi – diciamocelo – di solito, a me, non mi si dimentica facilmente J.
Ma tua moglie, per esempio?
O una nuova, che ti raccatti in palestra o alla macchinetta del caffè?
Eppoi, di grazia, l’arrogante ottimismo che ti spinge a dare per scontato che tu sia stato l’unico uomo memorabile della mia vita, non è quantomeno imbarazzante?

Nei miei numerosi anni da single, ho sperimentato il fatto che gli uomini non sembrano in grado di gestire una donna che si comporti come loro.
Una donna, se un uomo ci esce qualche volta e poi sparisce, si deprime.
Un uomo, se una donna ci esce qualche volta e poi sparisce, si incazza.

Nella mia cinica logica di persona per niente cinica, ho sviluppato la teoria che se una donna è venuta a letto con te per più di tre volte, vuol dire che si sta innamorando, non è solo in cerca di una storia di sesso.
Il quarto giro sulla stessa giostra, per quanto divertente, diventa noioso, e fa venire un po’ la nausea.

Quindi, tesoro, se sono venuta a letto con te una o due vite fa, e peraltro ti ho scaricato alla vigilia del quarto appuntamento, ti informo che se stessi andando in cerca di nuovi momenti glamour mi troverei qualcun altro, non fosse altro per l’effetto sorpresa.

Peraltro, come dovrebbe risultare evidente dal mio sguardo da stronza piantato ad un palmo sopra la tua testa, informo che di momenti glamour ne ho avuti fin troppi e sono a caccia di una vita meravigliosamente noiosa e banale.
Ma meno noiosa e banale di te, comunque.

Giusto per rassicurare il mio legittimo fidanzato, che dopo questa lettura, probabilmente deciderà di sguinzagliarmi dietro un investigatore privato.