Storie di tutte le cose visibili e invisibili



mercoledì 11 luglio 2012

Dalla parte delle donne, di lavorare meno e lavorare tutti, del diritto al riposo, e non solo quello eterno



Giuro che questo post non è un pavido tentativo di conquistare la dedizione imperitura delle blogmamme, che solitamente sfanculo in qualità di matrigna childfree.
Per una volta vorrei spezzare una lancia in loro favore, forse perché non sono autorizzata a spezzare le braccia.

Dunque, i figli vengono portati in grembo e partoriti dalle donne. Fin qui, tutto chiaro.
Le donne dicono che questa sia una fortuna, un dono del cielo, un miracolo della natura, ma io dico anche grazie no.
Cioè, secondo me sarebbe più carino se anche un uomo  potesse scegliere, no?
Il fatto che, nonostante gli innegabili “disagi” della gravidanza e del parto e del puerperio e di tutto il resto della faccenda, le donne continuino a dire che tutto questo è miracolosamente riservato a loro, e gli uomini ne hanno invidia, beh, francamente, mi lascia perplessa. Vuol dire che c’è qualcosa sotto che non ci dicono.

Comunque, torniamo a noi.
Se un uomo desidera un figlio, o se – più semplicemente – vogliamo che la terra non si spopoli in breve tempo (come io auspicherei) – è necessario che una donna faccia un bambino.
Per farlo, bisogna assentarsi dal lavoro per quel periodo minimo indispensabile che sappiamo, no? E siccome poi i neonati tendono a voler mangiare ogni tre ore, piangono quando dovrebbero dormire e dormono quando dovrebbero mangiare, e scagazzano e si ammalano, di solito il periodo indispensabile diventa un bel po’ più del minimo.

Perché, vi spiego cari uomini, i bambini fino a circa 10 anni non è opportuno lasciarli a casa da soli. I neonati non sono capaci di cambiarsi il pannolino da soli e neanche di mettere il latte a bollire. Molti di voi – nemmeno da adulti.

Quindi le donne, quando diventano mamme, al momento di rientrare al lavoro solitamente chiedono il part-time e, se non lo ottengono, rientrano a tempo pieno, ma allo scadere delle 8 ore lavorative tassativamente cade la penna. Per tutti i motivi di cui sopra.

Io non sono un Manager, ma sono Assistente di Managers e, conseguentemente, faccio orari da Managers. Non ho mai conosciuto un uomo che rifiuta una riunione pianificata alle 18:00 perché deve andare a prendere il figlio all’asilo.
Ne ho conosciuto uno che ha rifiutato un meeting e poi ho scoperto che doveva andare a giocare a tennis. Ma questo è un altro discorso.

Comunque, il fatto è che una donna è costretta a scegliere.
Deve scegliere se essere una madre presente, oppure continuare ad essere considerata e stimata nel suo lavoro.
E questo non dovrebbe succedere.
E se una donna sceglie di essere una buona madre, chi ne paga le conseguenze non è il datore di lavoro, ma la collega senza figli.
Che gestisce le emergenze (mai vista un’emergenza che scatti prima delle 18:00 di sera, sapevatelo), sostituisce le assenze, rinuncia alle ferie, eccetera.

A questo punto potrei tediarvi anche io con discorsi del tipo:
dovrebbero essere garantiti dei servizi e dei privilegi che aiutino i genitori a gestire le loro vite.
Per esempio più asili, e che non costino come la rata del mutuo di una casa di Real Time. Per esempio flessibilità anche per gli uomini, congedi parentali unisex eccetera.

Ma secondo me il punto non è questo.
Il punto è che è proprio sbagliato il sistema.
E io ci sono dentro fino al collo, dato che inorridisco all’idea del tizio che rifiuta una riunione con i suoi superiori perché deve giocare a tennis.

Ma perché dobbiamo lavorare così tanto?
A che pro?
Perché dobbiamo rimanere incollati al Blackberry fino a mezzanotte e anche oltre?
Potrei citarvi decine di Paesi dove lavorano almeno la metà di noi, e il bello è che la loro situazione economica non suscita ilarità ne’ preoccupazione.

C’è qualcosa che non torna.
E l’ho capito quando la signora che viene a fare le pulizie a casa mia mi ha comunicato che per le prossime due settimane se ne va in vacanza.
E io sono in crisi respiratoria perché le prossime due settimane saranno tra le più difficili della mia vita, e non ci voleva proprio.
E poi mi sono resa conto che se la mia colf si fa due settimane di ferie, e invece io anche quest’anno non andrò in vacanza, c’è qualcosa che non torna.
E non perché la mia colf non meriti di andare in vacanza.

Il problema è che sto sbagliando tutto.

6 commenti:

  1. Hai fotografato perfettamente la situazione!!!! Qualsiai ulteriore commesto è superfluo: stiamo esattamente così!!!! Babs (sono quella dei "bambini degli altri" ma la volta scorsa mi è partito il commento in anonimo ;) )

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  2. Ce n'è di strada da fare, Ciccina, su questo fronte...

    Fai un salto da me, c'è un premio che ti aspetta.
    Love u.

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  3. Barbara di Pezzo di cuore aveva proprio ragioe. L'ironia è il tuo forte e a mio avviso l'ironia è indice di intelligenza, quindi ben venga una voce fuori dal coro con la gonna! Relativamente al post, si hai proprio ragione, il sistema fa schifo, non garantisce i più elementari diritti, schiaccia fino allo sgretolamento, non premia. Però, onestamente, quante di noi vivono per lavorare e quante lavorano per vivere? E c'è una prospettiva diversa tra le due posizioni. Dovremmo forse interrogarci su questo. Personalmente scappo dalla riunione e me ne fotto perchè non ho nessuno che mi vada a prendere mio figlio all'asilo, mi arrabbio se c'è un sistema che non tutela quella che vorrebbe farlo ma non può altrimenti non trova più la sedia al suo ritorno, ma per quella che decide che la sua priorità è il lavoro e figlia come una coniglia perchè tanto paga chi le guarda i figli, beh per quella non provo nessuna simpatia.
    A presto
    Raffaella

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  4. Ciao cara Raffaella, io, come noto, non sono madre, quindi le mie opinioni arrivano fino a un certo punto. Quello che io volevo dire in realtà è che secondo me il sistema dovrebbe tutelare anche le donne che hanno scelto di non avere figli, oppure non ne possono avere. E anche i padri, o gli uomini che semplicemente vogliono anche vivere, oltre che lavorare.
    E' veramente solo colpa nostra?

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  5. Assolutamente no, Tessy, certo che no. Nessuno dovrebbe pagare al posto di un altro. Mai.
    Raffaella

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