Storie di tutte le cose visibili e invisibili



mercoledì 3 febbraio 2016

Replay

C'è una mia cara amica che dice che la sto trascurando e che lei ha bisogno di me.
Anche il mio fidanzato si sente messo da parte, non ho più tempo ne' testa, e anche poco cuore.
La mia famiglia probabilmente mi ha già cancellata dall'asse ereditario, il che non mi preoccupa più di tanto, dato che hanno sperperato quel pochissimo che avevano e quindi mi resterà solo una vecchia casa piena di cianfrusaglie inutili da buttare.
Anche al lavoro sono assente, distaccata, anestetizzata.

In questi giorni mi sento vuota e ho voglia solo di pensare a te.
Ho bisogno di pensare a te.
Ci conosciamo dal 1993. Renditi conto. In quell'anno tu mi hai salvato.
Uscivo da una storia spiacevole, mi sentivo sola, mi hai fatto conoscere quello che sarebbe stato il mio Mondo per molti anni, ma nel cuore anche adesso, che ci siamo un po' persi ...

Guardo sul telefono il nostro ultimo scambio di whatsapp, era l'11 Gennaio.
Ovviamente l'ultima parola scritta è la tua, e mi ha pure fatto innervosire.
Con te è sempre così ... non si riesce mai a chiudere una conversazione in modo normale, perchè tu hai sempre qualcosa in più da chiedere e da dire.
Ti ricordi quando - mille vite fa, non esistevano ancora i cellulari - mi tenevi ore al telefono?
E io che tentavo di dirti "beh ciao, ora devo andare" e tu "ok ciao, insomma ti dicevo che ieri mia mamma mi ha detto ....".
Perchè tu sei così petulante, accidenti.
Non molli mai.

E poi ho pensato a quella volta che io ti avevo detto "quasi quasi compro un piccolo albero di Natale per l'ufficio" e dopo un'ora me lo sono trovato già addobbato sopra la scrivania.
O quando ho detto "mi piacciono le penne profumate" e me ne hai fatte avere una scorta industriale.
Perchè tu sei così: sei uno di quelli che ti danno le cose che non hai chiesto, per poi rinfacciartelo a vita. E quante volte abbiamo litigato per questo.

E tutte le volte che mi sei venuto a prendere con la macchina rossa.
Io volevo andare da sola, ma tu niente, mi venivi a prendere.
E io ti mandavo al diavolo ma poi ci venivo, in macchina con te.

Quante cose abbiamo fatto insieme? Quanta vita?

Anche odiati, per un po'.
Come quando mi hai mandato le foto del tuo matrimonio e io manco sapevo che ti eri sposato.
Ma in fondo tu ci sei sempre. Sempre, anche quando non ci sei.

Perchè tu sei così, non ti dimentichi mai di nessuno.
Con quella tua risatina e quell'apparente fragilità.
Ma sei una quercia, e quando ci siamo visti l'ultima volta per quel lungo caffè, e mi hai raccontato nei dettagli il tuo doloroso ennesimo viaggio, mi hai trasmesso una forza e una solidità che io me li sogno.

Sto cercando da giorni quella foto che abbiamo fatto tantissimi anni fa in Austria a Capodanno, con la solita compagnia, in quel posto sperduto a giocare a calcio nel parcheggio a -25°.
E' bella quella foto, tu mi abbracci e io sorrido, avevo i capelli corti ed ero un po' più cicciottella, con un maglione nero e i pantaloni grigi.
Ma non la trovo, l'avrò persa nell'ultimo trasloco.


E niente.
Sei andato via così, senza avvertire.
So che non lo hai fatto apposta, so che non te lo aspettavi.
So che avrai pensato "eh no cazzo, proprio adesso no".
E ci hai lasciato tutti un po' così, annichiliti, incazzati. Persi e confusi.
Soli.
Terribilmente soli.



... e più sarò lontano e più sarò da te
dimenticato e muto
come uno che non c'è
tornerò, tornerò davvero
a sentire su di me profumo delle mani
di notte io farò sogni tridimensionali
senza chiedere mai niente al mondo
neanche a te
senza chiedermi perché
ti vedo dappertutto
anche in me ...

4 commenti:

  1. L'hai descritto alla perfezione....una roccia, sempre presente quasi ingombrante, ma Amico vero.

    Ciao Mario

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  2. mi spiace tanto.
    un abbraccio.

    Susibita

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  3. Abbraccio forte, per quel che serve.
    Raffaella

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