Storie di tutte le cose visibili e invisibili



lunedì 5 marzo 2012

Un giorno perfetto

Sono le 7:20 di un venerdì mattina di metà Settembre, e sto correndo tra casolari silenziosi e campi di granoturco.
Il caldo è già insopportabile, e la coltre pesante di umidità che flagella costantemente il Nord Est in questi giorni ha sfiancato pure me, che adoro l’estate e detesto il freddo.
Sarà che sono insonne da notti immemori, sarà che la mia vita è sospesa da due giorni, sarà che è la prima volta che mi viene in mente di correre al mattino, ma il mondo intero, in questo squarcio di campagna, sembra essersi fermato.
Un unico pensiero, martellante, invadente, incancellabile, tormenta il mio corpo e la mia anima.
Non sento la fatica, i capelli sudati, le gambe pesanti, il ginocchio dolorante sotto il tutore.
Una telefonata dal Centro Medico dopo un esame di routine:
Approfondimenti.
Anomalia.
Non è detto.
Queste sono le parole chiave.

Due ore dopo sono in auto, estraggo il CD e ascolto la radio.
Non voglio legare il ricordo della mia musica ad una brutta notizia.
Sono in anticipo di 20 minuti, e per un’altra mezz’ora sto bene e leggo la mia rivista.
Poi comincia a  montare l’ansia.
Finalmente chiamano il mio nome, storpiato, ma sono io.
La voce proviene dalla porta sbagliata: radiologia. Io lì ci sono già stata una settimana fa, dov’è il medico? Voglio il medico, l’ecografia, qualcuno che mi dica che va tutto bene e che posso andare a casa.
Ovviamente non apro bocca.
Subisco l’ennesima tortura, sudando dal freddo, circondata da medici silenziosi che si consultano con gli occhi, come se io non ci fossi.

Altra attesa, l’ansia si trasforma in panico.
La sala d’attesa è piena di donne, tutte molto più adulte di me.
Ho paura, e improvvisamente mi sento sola, anche se ho voluto fortissimamente essere sola oggi.
Di nuovo il mio nome, questa volta dalla porta giusta.

Segue una mezz’ora surreale che riassumo come segue:
ho pagato un ticket raddoppiato per avere un terzo della prestazione usuale
mi hanno fatto tornare dopo una laconica telefonata “approfondimenti per anomalia”, regalandomi due notti insonni e tre giorni di vuoto, perché adesso questa è la prassi
mi hanno fatto pagare un altro ticket
ho una mamma che è stata operata di cancro
ho seguìto pedissequamente tutte le procedure di prevenzione da sempre
e ora mi ritrovo davanti ad una dottoressa in sovrappeso, con un improbabile taglio di capelli, e un baffetto che non ha mai conosciuto la ceretta, che mi tira un pistolotto infinito nel quale il messaggio, in sintesi, è che è tutta colpa mia.

Ma siccome la teutonica dottoressa mi ha detto che non ho niente, io l’ho amata.
Le ho sorriso, le ho detto grazie.

Sono uscita dall’ambulatorio ancora sotto shock.
I successivi 20 minuti, passati a tentare di pagare l’ennesimo ticket con una macchinetta che non tollerava la mia poca lucidità, preferisco rimuoverli.

Poi sono risalita per consegnare il ticket e ritirare gli esiti.
E ho pianto. E mi sono sentita leggera e felice. Come non lo ero da anni, anni di vita pesante sopra la testa.
E poi ho chiamato la mia mamma, che amo e che odio e alla quale non avevo detto nulla, ma lei sapeva già tutto, come tutte le mamme.

4 commenti:

  1. Immagino lo spavento.
    Meno male che è andato tutto bene.
    Ma davvero le mamme sanno sempre tutto? O siamo noi figlie che ci lasciamo facilmente sgamare? Per una cosa così forte credo che in effetti la mia me l'avrebbe letto in faccia, pure al telefono.

    Susibita

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  2. Forse Susi hai ragione tu: siamo noi figlie che - a volte - abbiamo ancora tanto bisogno di sentirci "figlie", e facciamo in modo di farci sgamare.
    Mia madre non mi fila manco di pezza e mi guarda solo per criticare il mio culo moscio e le mie palpebre cadenti, ma il suo sesto senso per prevedere le catastrofi della mia vita mi ha sempre lasciata basita. A volte ho persino pensato che i miei fidanzati mi lasciassero perchè glielo chiedeva lei ...

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  3. faccio finta di non aver letto la seconda parte del tuo commento altrimenti metto dentro una busta la sberla che ti devo e la spedisco per ultraprioritaria ;)
    inutile raccontarti gli stati d'animo durante la lettura di qs postt (per la reazione vai a " righe sopra)
    abbracciala spesso questa mamma, abbracciala perchè lei c'è. Sempre.

    ps ti aspettiamo a milano per fare tutte le leccornie che racconti........

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  4. Dolce Emy, capisco il tuo stato d'animo.
    Ma le mamme non amano tutte allo stesso modo.
    La mia mamma non abbraccia.
    La cosa più carine che mi dice, quando è di buon umore, passa da "mettiti a dieta" a "tanto ti mollerà anche questo".
    Lei mi ama.
    Non è una cattiva madre, è una madre cattiva.
    E negarlo, farebbe male a lei e a me.
    Ci ho messo 42 anni a perdonarla.

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