Storie di tutte le cose visibili e invisibili



lunedì 2 gennaio 2012

Je t'aime, moi non plus

Ho realizzato che sprechiamo anni della nostra vita a riflettere sul perché amiamo qualcuno, mentre non ci soffermiamo mai a comprendere i motivi per cui una persona – uomo o donna che sia – non ci piace. Lo diamo per scontato, e basta.

In entrambi i casi si tratta comunque di approfondimenti inutili e snervanti.
Ciò nonostante, un recente episodio nella mia vita mi ha offerto uno spunto di riflessione.
Perché alcune persone, anche se non hanno alcuna colpa apparente, semplicemente non ci piacciono?
La tanto citata “antipatia epidermica” esiste davvero, o si tratta di un banale luogo comune utilizzato per semplificare?

Dopo un po’ di auto-meditazione (che chiamo così perché occupa il mio cervello quando sono in macchina, e serve ad evitare reazioni violente dopo mezz’ora di coda in tangenziale), sono giunta ad una conclusione.

Spesso le persone che non ci piacciono somigliano alla parte di noi stessi che non sopportiamo, quella che nascondiamo perfino a noi stessi.
Ho notato che respingo le persone le cui caratteristiche più spiccate sono quelle che, su me stessa, tendo a censurare perché riprovevoli o fastidiose.
Persone troppo superficiali, o impostate, o recitanti. Una parte di me lo è, che mi piaccia o no. Persone che ostentano e calcano la mano sui luoghi comuni legati ad uno status diverso dal mio (fortemente in coppia quando io sono single, ferocemente single quando io sono in coppia).
In sintesi, detestiamo nell’altro ciò che non ci piace di noi stessi. O le parti di noi che reprimiamo per quieto vivere, o per scelte di vita, non necessariamente negative ma a volte un po’ castranti.

E quindi, esiste un percorso di vita che ci calza a pennello, o la vita è sempre e solo un equilibrio di compromessi?
La risposta non ce l’ho: smettere di farsi domande è da stolti, ma smettere di cercare risposte - forse - è un piccolo passo verso la saggezza.

3 commenti:

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  2. quando una frase inizia con "il mio psichiatra diceva che...", non é mai buon segno. comunque, il mio psichiatra diceva che la chiave di lettura più diffusa é proprio questa: gli aspetti che ci irritano inspiegabilmente negli altri altro non sono che caratteristiche che o temiamo di avere, o sentiamo esser parte di quella nostra "parte orrenda", come la chiama lui, che rifiutiamo. io però tutte queste similitudini tra me e mia suocera mica le vedo :)
    adoro la tua ultima frase. difficilissimo, ma adoro.

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  3. @gizeta: in effetti ora che mi ci fai pensare ... credo che questa illuminazione venga dai miei 10 anni di psicoterapeuta Junghiana. Sì, quella signora (bionda) si è fatta 2 appartamenti in cento storico con il mio contributo.

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