Storie di tutte le cose visibili e invisibili



martedì 10 marzo 2015

Il peso dell'infelicità, un post scomodo come un jeans skinny non elasticizzato

Sono ingrassata di 3 chili.
Prima che dalle vostre boccucce sporche di zucchero a velo esca un qualsivoglia commento, vi prego di leggere prima qui

Avete letto?
Bene.

Indipendentemente da quanto illustrato nel post precedente, tre chili sopra il peso forma equivalgono esattamente a tre chili sopra il peso forma.
Che non è di 38 kg., quindi non sto parlando di roba strana eh ..

Tre chili per me significano una taglia, significano che non entro più nella 42 e mi sta stretta pure la 44.
Significa che mi sento e mi vedo gonfia.
Significa avere la cellulite più in evidenza, i rotolini che escono dai jeans (peraltro, l'unico paio che riesco ad allacciare).

Significa che la scorsa settimana volevo farmi un tatuaggio sul bicipite, ma quando mi sono vista in canottiera, davanti allo specchio, con le braccia aperte a Cristo in croce, su gentile suggerimento del tatuatore ho preferito l'avambraccio, meno soggetto a cedimenti strutturali e ritenzione idrica.

Le persone alle quali ho manifestato questo disagio si dividono in due categorie: quelle più magre di me e quelle più grasse di me.
Le persone più magre di me non fanno commenti, se non quello (sanissimo) di muovere il culo e movimentare le sedute in palestra.
Le persone più grasse di me hanno TUTTE la medesima reazione, moderatamente offesa: "Tu ingrassata ? Cosa dovrei fare io, allora?!".

Posso essere sincera, visto che me lo avete chiesto?
Dovreste mangiare de meno.

Perchè il mio leggero sovrappeso dovrebbe offendere il vostro, leggero o pesante che sia ?
Se io avessi un'unghia incarnita e andassi da un tizio in carrozzina a lamentarmi perchè non posso mettermi i tacchi, capirei di essere stata indelicata.
Ma il sovrappeso non è quasi mai un flagello ineluttabile, e comunque sono fatti vostri, potete pure stare così, a me non cambia niente.


Io devo perdere tre chili, con questi chili in più non mi piaccio, e quindi ho eliminato il pane e aumentato la cyclette.

Voi fate quello che vi pare.
Io dimagrisco prima della prova costume.

venerdì 13 febbraio 2015

Benvenuti nella vita vera

Le famiglie allargate esistono solo nelle sit-com Americane, e questa è una certezza.
Che poi, più sono larghe e più diventano strette.
Un sano odio reciproco sarebbe più onesto del silenzio.

Il problema secondo me è legato al concetto di famiglia: mi mandano al manicomio gli estremisti e poco pacifici difensori della fantomatica famiglia "tradizionale" (ma che è ??), che nella maggioranza dei casi puzzano di marcio e segreti.

Quando c'è aria di cerimonie ufficiali (battesimi, compleanni, comunioni, cresime, matrimoni) si scatena la cattiveria e, checchè se ne dica, gli unici a star male veramente sono quelli che non c'entrano niente: i figli, le matrigne, i patrigni.
O forse stanno male tutti, nessuno è contento e di fatto il problema è che siamo tutti avvolti da una coperta di infelicità latente, pesante come nebbia di Mangiamorte.
Sembrano avere tutti ragione, ma se guardi la scena dall'alto, abbiamo sbagliato tutti.

La verità è - a mio avviso - che non c'è soluzione, ma ho una certezza: non la devo trovare io, e neanche il mio figliastro somigliante sempre più a Justin Bieber.
Che invece ci siamo entrambi trovati attori protagonisti di una sceneggiatura scritta male.
 
Dopo la Cresima dovremmo aver finito con gli psicodrammi da cerimonia.
Anzi, sono certa di no, ma la seconda certezza è che la Matrigna si auto protesta e recede il contratto; non voglio più recitare in questo film.
Voglio frequentare solo persone che amano la mia compagnia, non voglio più entrare in puzzolenti palestre dove la gente cambia di posto appena mi vede, voglio portare in giro i miei capelli sempre più biondi e la mia gamba un po' meno magra con orgoglio, perchè io valgo.
La gente mediocre un po' meno.

E comunque, avevo comprato un tailleur pantalone che avrà il degno lustro in altre occasioni.
Per fortuna non ho comprato anche le scarpe.

venerdì 16 gennaio 2015

Dazed and confused

Ho traslocato, il 24 Dicembre.
Dopo travagliate vicende, ho tentato di fare entrare la mia ingombrante vita (già stretta nei precedenti 60 mq.) in una micromansarda di 44, dove la metà del tutto che mi servirebbe è stata stipata in stile Tetris nello scarso mobilio che le mie finanze e la limitata metratura mi hanno consentito di inserirci.

Gli elettrodomestici mi si stanno rivoltando tutti contro.
Chiedo conforto soprattutto alle abituali utilizzatrici della piastra ad induzione, questa maledetta.
Gradirei nutrirmi di cibi caldi, oltre che cotti.

Il mio bagno è poco più grande della lavatrice: se non fosse indelicato, pubblicherei una foto  dimostrante che entro con le ginocchia dentro l'oblò mentre sono seduta sul water.

Lo scarico del lavandino non funziona.
Il box doccia non è ancora arrivato, e a causa di un venditore - insensibile al mio fascino - temo che mi verrà consegnata, se sono fortunata, dopo Pasqua.
Se ne evince che l'unico lavatoio funzionante è il bidet.

Particolare non irrilevante, il consuntivo per l'acquisto dell'arredo è triplicato rispetto al budget.
In sintesi, ho finito i soldi e conseguentemente dettagli tipo lampade, tenda del bagno (vista strada, ndr) e mensole dove appoggiare gli oggetti potranno venire acquistati in data da destinarsi.

A complicare la già complicata vicenda, per motivi che in questa sede non posso approfondire, ho cambiato ufficio e sede di lavoro.
Per una scelta non mia. 

Non riesco ad amare la mia nuova casa e mi servirebbe un navigatore automatico che istruisse la mia macchina tutte le mattine, al fine di evitare alle mie sinapsi di svegliarsi nel parcheggio della mia precedente sede di lavoro accorgendosi di avere sbagliato strada.

Ho trascorso la notte di Capodanno tra i deliri della febbre e con la gola in fiamme.
La prima settimana di Gennaio ho guardato il paesaggio innevato (... sì insomma ... potenzialmente innevato) dalla finestra del mio letto di dolore in un hotel in montagna.
L'agognata e meritata SPA è rimasta inutilizzata, tra un colpo di tosse e centinaia di fazzoletti di carta disseminati in tutte le tasche (in Tirolo trovare un cestino dei riufiti è impresa ardua).
Tra antinfiammatori, antipiretici, aerosol, cortisone, antistaminico e antibiotico, è già tanto se la mattina riesco a sputare il bite e trascinare i chili superflui e la mia faccia grigia fuori dal letto (a proposito, il mio letto nuovo è talmente alto che mi gira la testa ...).


Temo che il mio fidanzato possa fuggire da un momento all'altro, e non potrei fare altro che ringraziarlo per avere restistito così a lungo.

Non riesco ad essere felice.
Credo che non lo sarò mai.




giovedì 20 novembre 2014

Voglio andare a casa. Ma la casa dov'è?

A chi non avesse seguito le mie mirabolanti avventure immobiliari, suggerisco di leggere qui, qui e qui.

Eravamo rimasti che, con la piena consapevolezza di avere zero Euri nel conto corrente, ma con la complicità di una banca coraggiosa e di un TFR accumulato di 22 anni, in un momento di delirante onnipotenza ho comprato un appartamento.

Così.
Del tipo, che sei sposata e vuoi divorziare perché hai voglia di stare un po' da sola, e due giorni prima di andare dall'avvocato incontri per caso un altro uomo e vai a vivere con lui.

Comunque, il microappartamento reo di avere - a suo tempo - rubato il mio cuore - è un attico sul tetto, con un enorme terrazzo con vista sulle montagne.
In un paese fuori dal mio mondo dove, obiettivamente, non ti vien tanta voglia di andarci a vivere.

L'appartamento non è ancora finito però: i lavori necessitavano di una decina di giorni, e mo' son passati tre mesi.
Nel frattempo io ho dovuto lasciare la mia vecchia casa in affitto (rovinandomi consapevolmente il terzo Agosto di fila) e parcheggiato circa 80 scatoloni in ogni dove.
Dormo un po' nella mia vecchia cameretta a casa dei miei (soprannominata "Il collegio") e un po' condividendo il talamo con il mio legittimo fidanzato.

La mia presenza rompe le balle ai miei genitori, perchè sono arrivata come un ciclone a riempire ogni spazio della casa, occupare il bagno, attaccare il riscaldamento a manetta, riempire il frigo con latte di kamut e petti di pollo.
Però quando prendo il trolley e vado dal mio fidanzato, mi chiamano con voce tremula per chiedermi quando torno a casa.

Il mio fidanzato accetta rassegnato le mie invasioni di armadio, e credo che la sua colf voglia dare le dimissioni perchè il mio passaggio si palesa che neanche l'uragano Katrina.

Io mi sveglio la mattina che non mi ricordo dove sono, non so dove ho messo le mutande e, soprattutto, non ho mai i vestiti o le scarpe che vorrei mettere, perchè sono a lavare in qualche lavatrice che non ricordo, oppure in un altro armadio che non è lì.
Ah, dimenticavo.
La casa dei miei genitori inghiotte i calzini.

Mia madre è una donna atipica.
Detesta le pulizie di casa, è disordinata e pasticciona, e ha un talento inimitabile per cucinare poco e malissimo.
A casa mia si pranza alle 12 e si cena alle 19.
I miei, come quasi tutti gli anziani del mondo, sono degli accumulatori seriali. Se chiamassi Real Time andremmo sicuramente in prima serata.
Alle 21:00 di sera, dopo l'immancabile appuntamento con Un posto al Sole, mia madre prende possesso del telecomando e mio padre del divano.
E io mi chiudo nella mia (freddissima) cameretta a leggere, ma dopo un po' mi viene sonno  e quindi la mattina mi sveglio tipo alle 5, con il naso ghiacciato e il mal di gola e una fame da lupo.

Il mio fidanzato invece vive in un ordine maniacale, che pure i pacchi di pasta in dispensa sono sistemati con la bolla e la squadra.
Per l'80% del tempo ha in mano uno sgrassatore o l'aspirapolvere.


Io mi barcameno in questo limbo complicato, faticando molto e sopportando poco, nell'attesa che si compia la beata speranza e io possa prendere possesso della mia nuova casa.
Che siccome i lavori sono sempre fermi lì, e sembra ancora un cantiere, ogni volta che lo vedo mi piace sempre meno. I vicini sono noiosi, il bar sotto casa ha le mosche sopra le brioche, nel parcheggio esterno c'è un pene gigante disegnato per terra, i nomi nei campanelli sono scritti tutti con caratteri diversi .. eccetera.

Nel frattempo il budget per l'arredamento, c'era da aspettarselo, continua a salire, nonostante (o meglio, a causa) i metri quadri da riempire siano solo 44.

Io, per consolarmi, come sempre compro mutande.
Dovrei dedicarmi ai calzini, che non me ne è rimasto manco uno di uguale all'altro.