Storie di tutte le cose visibili e invisibili



venerdì 19 aprile 2013

Tu che mi rubi l'anima


La maggior parte delle mie esternazioni in questo blog – diciamolo – non sembrano fornire di me una visione particolarmente profonda.
Se io non mi conoscessi e leggessi qualche post a casaccio, probabilmente mi immaginerei così:

foto estratta dal web

In realtà mi disegnano così.
Cioè, sono io che mi disegno così.
Perché un po’ lo sono, perché sono stata un brutto anatroccolo per troppo tempo, perché è divertente.
Ma c’è tanta altra roba, pure troppa.
Poca leggerezza.
Cervello sempre in attività, raramente pensieri positivi.


Leggo moltissimo.
Anche mentre faccio colazione, per esempio.
Fosse anche il retro della confezione dei cereali integrali.
i miei bambini ...

Moltissimi anni fa ho scoperto una centro libri, non lontana da casa.
Era un magazzino all’ingrosso, si occupava prevalentemente di libri di testo scolastici e di forniture a librerie ed insegnanti. Aperto comunque al pubblico, era il mio rifugio.
I ricordi di tutti i grandi dolori della mia vita passano di lì.
Ci passavo delle ore, vagando tra gli scaffali semibui.
I libri erano esposti per casa editrice, non per autore, o con evidenza dei best seller.
Se cercavi qualcosa, dovevi prima trovarlo.
In un certo senso quindi, era il libro giusto che trovava te, non il contrario.

In anni relativamente recenti, la MIA libreria si è spostata di qualche decina di metri, in uno spazio immenso, moderno, a due piani.
Al piano terra, tutti i libri del mondo.
Al primo piano, un’area dedicata ai bambini, una dedicata alle conferenze e presentazioni, e un wine bar, dove andare a sorseggiare un bicchiere di vino o bere un caffè.
Ero felice, tutto sommato, della trasformazione.
I libri si trovavano più facilmente, e i ragazzi del bar erano veramente simpatici e carini.
Particolare non irrilevante, la libreria si trova a 1 km. dal mio luogo di lavoro.

Poi è successa la crisi, kindle, l’ignoranza dilagante … un po’ di tutto.
E pare che più di un libro conti il convivio.
Non lo so.

Fatto sta che la MIA libreria è cambiata.
Il piano terra è stato trasformato in un bistrot in stile francese. Ma stiamo in zona industriale in mezzo alla campagna.
La ragazza simpatica del bar è stata licenziata.
I libri sono stati trasferiti al piano superiore, un po’ strettini, che io non mi ci capisco più.
I libri non mi chiamano più, non riesco ad abituarmi.

E vabbè.
Ma ciò che più conta, che proprio non mi va giù, è che il nome di questa libreria non è più legato ai libri, ma al fatto che ci si va a pranzo.
Tu ci vai a pranzo, e ci trovi mezza azienda (la mia).
E il 98% di quella gente forse non ha mai letto un libro in vita sua.

Io continuo ad andarci (lontana dalla pausa pranzo), a tentare di rifugiarmi lì dentro, e continuo ad avere il vizio di uscire con non meno di 3 libri in mano.
Continuo a non riuscire a comprare libri in altre librerie.
Perché mi sembra di tradirla, sono sincera.
E mi sembra che tutta questa gente che ci va a pranzo (a mangiare quinoa o cous cous) abbia usurpato un posto sacro.
Come se andassero a mangiare a casa mia, senza chiedermi il permesso, e se ne andassero pure senza lavarmi i piatti.

Così è se vi pare.
Quella è la MIA libreria, il MIO posto.
Andate a mangiare i tramezzini altrove, e se vi serve un libro ve lo compro io.

6 commenti:

  1. Mi è successa una cosa simile con un posto a metà strada tra il caffè letterario e la libreria. E' lì infatti che ho presentato i miei primi due libri. Poi piano, piano il posto è cambiato, ha cominciato a rispondee a logiche long-drinkeresche e meno intellettuali, a pranzi aziendali. I proprietari intellettuali sono stati sostituiti da ragazzotti con magliette attillate.
    Una cosa, però, mi fai pensare. Il mio rifugio, da ragazzina, era il cimitero? O santo Dio, ecco forse perchè sono un pò lugubre!
    Baci bella bionda
    Raffaella

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  2. @Raffaella: veramente il cimitero ??? omaronnnaaaa :)
    stai messa bene pure teeeee :)
    Baci

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  3. E' una vita che non ci vado, in quella libreria e devo dire che sì, spiace che ci si inchini al bisness, anche se a volte è necessario.
    Però ti capisco, è come la fine di un'era, un'epoca che si chiude.
    Perché non la apriamo noi una libreria come si deve??

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  4. @PdC: ciccina, non la apriamo perchè altrimenti chiuderemmo poco dopo. Come tutte le librerie d'Italia ...

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  5. Ma una volta non ero io quella concreta?!
    Come si cambia, eh?! ;-)

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  6. anch'io quando sono un pò giù faccio un giro ai due cimiteri dove ci sono i miei nonni. non so perchè, ma funziona, dopo mi sento un pò più serena. e non sono lugubre, eh!
    a dire il vero i cimiteri, anzi no, uno di quei due cimiteri, non l'ho mai vissuto come un luogo di morte ma come un ritrovo, come fosse il bar del paese dove la sera ci si ritrova a chiacchierare. e pensare che io non ho mai frequentato bar abitualmente. strano lunedì, questo. buona settimana!
    LA LUNA NERA

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