Che uno dice "come sei fortunata, ti invidio!".
Che vado in vacanza in un paradiso, così, fuori stagione.
E io dico "per la prima volta in vita mia partirò con un bagaglio essenziale, costumi da bagno, pareo, niente scarpe."
E invece la mia agenzia di viaggio mi scrive una mail con oggetto "Dress Code":
Senti, mi sono dimenticata di dirti che in quel resort si fanno le serate a tema.
Quindi dovete prevedere:
una sera vestiti tutti di bianco
una sera tutti di nero
una sera colorati
una sera in jeans
Ora.
Con affetto.
Ma io lavoro già tutto l'anno.
Ti ho pagato una quantità imbarazzante di Neuri, per avere un DRESS CODE ???
Ma è già tanto se mi spalmo la crema solare e mi metto le mutande.
Storie di tutte le cose visibili e invisibili
martedì 25 marzo 2014
lunedì 17 marzo 2014
Grazie
A commento di questo post qui, in molte mi avete scritto, dimostrando un'empatia e una forza che mi ha commosso.
Vi voglio ringraziare tutte, dentro e fuori dal Blog, perchè la rete di solidarietà che si riesce a creare, anche senza essersi mai conosciute, è pazzesca.
Vi ringrazio perchè sono stanca delle donne che odiano le donne, e sono felice ogni qualvolta riesco a dimostrare che le donne, da sole, potrebbero sollevare il mondo.
Quanto siete belle, quanto vi sento vicine, sconosciute amiche.
Ci tengo quindi ad aggiornarvi, per quanto posso, sulla triste storia raccontata.
La mia amica, come immaginate, si trova in un momento estremamente delicato, e sta seguendo pedissequamente i suggerimenti del suo avvocato (donna) per il bene suo e - soprattutto - delle sue bambine.
Al momento quindi preferisce non rendere pubblici altri dettagli della vicenda, nella speranza di darvi presto, molto presto, un raggio di sole e di speranza.
Grazie ancora, a tutte, anche da parte sua.
Vi voglio ringraziare tutte, dentro e fuori dal Blog, perchè la rete di solidarietà che si riesce a creare, anche senza essersi mai conosciute, è pazzesca.
Vi ringrazio perchè sono stanca delle donne che odiano le donne, e sono felice ogni qualvolta riesco a dimostrare che le donne, da sole, potrebbero sollevare il mondo.
Quanto siete belle, quanto vi sento vicine, sconosciute amiche.
Ci tengo quindi ad aggiornarvi, per quanto posso, sulla triste storia raccontata.
La mia amica, come immaginate, si trova in un momento estremamente delicato, e sta seguendo pedissequamente i suggerimenti del suo avvocato (donna) per il bene suo e - soprattutto - delle sue bambine.
Al momento quindi preferisce non rendere pubblici altri dettagli della vicenda, nella speranza di darvi presto, molto presto, un raggio di sole e di speranza.
Grazie ancora, a tutte, anche da parte sua.
mercoledì 12 marzo 2014
Io sono cattiva
C'è un'unica cosa che mi irrita più di una food blogger: una food blogger che diventa mamma blogger.
Mi rivolgo a tutte le mamme che non possono o non VOGLIONO allattare il loro bimbo al seno:
Siete normali, bellissime, intelligenti, sane, e assolutamente degne.
I vostri figli saranno normali, bellissimi, intelligenti, sani e assolutamente degni.
Al contrario di me, che sono cresciuta a latte materno, vomitandolo ogni volta.
Io a 'ste invasate dell'allattamento al seno manderei i servizi sociali.
Siete brutte. Dentro.
Mi rivolgo a tutte le mamme che non possono o non VOGLIONO allattare il loro bimbo al seno:
Siete normali, bellissime, intelligenti, sane, e assolutamente degne.
I vostri figli saranno normali, bellissimi, intelligenti, sani e assolutamente degni.
Al contrario di me, che sono cresciuta a latte materno, vomitandolo ogni volta.
Io a 'ste invasate dell'allattamento al seno manderei i servizi sociali.
Siete brutte. Dentro.
mercoledì 5 marzo 2014
Senza titolo
L’SMS, improvviso, è
di quelli che ti inchiodano al muro:
“Ciao,
oggi a mia insaputa i servizi sociali hanno prelevato le mie bambine a scuola e
le hanno portate in una casa famiglia.
Aiutatemi.”
Il mittente non è un
mitomane o uno spam: il mittente, è una mia Amica.
Mi sono passati per
la testa gli ultimi mesi della sua vita e mi sono immediatamente incollata al
telefono. Mentre il telefono squillava, giuro che ho pensato a qualcosa del
tipo “chissà se risponderà, chissà se è ancora viva. Come fa una madre a
sopravvivere ad una cosa del genere?”.
Io e lei ci
conosciamo da quasi 15 anni.
Non ci vediamo da
tempo immemore, città diverse e vite diverse, ma non abbiamo mai perso i
contatti. Ci lega un filo invisibile e inspiegabile, quando io sto male, lei lo
sente, e viceversa.
Lei è una donna
piccola e grandissima, e ha il sorriso più bello che io abbia mai visto.
Abbiamo condiviso
dolori enormi, insieme, di quelli che ti domandi come fanno a crescerti ancora
le unghie, e i capelli, da quanto stai male.
Non ho mai conosciuto
le sue bambine, ma ho visto centinaia di foto e di video.
Due principesse con
gli occhi dolci e lo stesso sorriso di mamma.
La mia amica
abbraccia, ama, fa il ripieno dei tortellini, mette su una musica a palla e
ballano tutte insieme davanti allo specchio.
Ridono e fanno le
facce buffe, sguardo fiero e spalle dritte.
E’ tornata da pochi
mesi nella sua città di origine, con le sue bambine, per proteggerle da un uomo
violento che non ha alcun diritto di essere chiamato “padre”.
Che si è difeso da
una colpa indifendibile lanciando un’accusa vergognosa.
E in attesa che si
faccia chiarezza, la prassi pare che sia questa.
Non so se è giusto, o
sbagliato.
Il tema è troppo,
troppo delicato, per prendere delle posizioni generiche.
Ci sono situazioni
nelle quali probabilmente l’allontanamento è l’unica salvezza.
Però ho sentito un
dolore talmente fisico, mentre leggevo quel messaggio, come se mi si fosse staccato
un braccio, una gamba, un pezzo di cuore.
Io adesso dirò delle
cose … disturbanti.
Ma mi spingono
dentro, e non tengo più niente dentro.
Che ho la cistite da
Agosto, e penso sia meglio svuotare i pensieri, piuttosto che la vescica.
Voi adesso provate a pensare
a quella volta che siete passate in ritardo a prendere il bambino a scuola,
perché il lavoro-riunione-spesa-telefonino scarico-tinta ai
capelli-traffico-vigile-tacco rotto-le cavallette.
Oppure perché,
semplicemente, stavate a bere il caffè con vostra zia, e ve ne siete proprio
dimenticate, per dire.
Pensate a quella
volta che vostro figlio a Carnevale voleva vestirsi da drago, e voi lo avete
costretto a vestirsi da Zorro, perché il costume l’aveva ereditato dal cugino,
e quello c’era e quello doveva mettersi.
Pensate a quella
volta che avete lasciato vostro figlio davanti alla TV, invece che giocare con
lui, mentre voi chattavate su Facebook con un collega in vena di complimenti.
Pensate a quella
volta che siete uscite con le vostre amiche, lasciando i bambini a casa con il
papà, vi siete truccate gli occhi e fatto i boccoli ai capelli, e avete bevuto un
sacco di spritz, e ballato e riso, che vi facevano male i piedi, e per una sera
vi è sembrato di avere ancora tutta la vita davanti, e tutta vostra, senza
croste di biscotti masticati sulla felpa stinta.
Pensate a quella
volta che vostra figlia doveva portare a scuola una torta fatta in casa, e voi
siete tornate a casa alle nove di sera, e nel frigo non c’erano uova, e avete
preso un tortino del Mulino Bianco e glielo avete schiaffato in cartella, che
comunque va bene così.
Pensate a quella
volta che eravate nervose, e stanche, e vostro figlio vi aveva proprio sfinito,
con quel capriccio irrisolvibile e inconsolabile, che vi strattonava e gridava
e piangeva senza smettere mai, e avete urlato, con la schiuma alla bocca, gli
avete detto “se non la smetti non ti voglio più !!”, cose così.
Tutto questo e tanto
altro, pure peggio, è vita vera.
Non sono traumi
insuperabili, è solo vita.
Siamo tutti
imperfetti, meravigliosamente imperfetti.
Il fatto di mettere
al mondo dei figli non trasforma nessuno in anime pure, restiamo le anime
fragili di sempre.
Eppure immaginate.
Chiudete gli occhi.
Domattina voi andate
a portare il vostro bambino a scuola, gli date un bacio e gli dite “Ciao amore,
ci vediamo alle due.”
Pensate a com’è
vestito, se gli avete messo il cappellino, le scarpe da ginnastica, la camicia
e la felpa verde.
Immaginate che il
vostro bambino si veda arrivare invece una persona che non conosce, che se lo
porta via, in una casa sconosciuta, con gente sconosciuta.
Immaginate che non
possa più andare in questa scuola.
E voi non lo potete
abbracciare, non potete neanche sapere dov’è.
Chissà per quanto.
Magari solo perché
qualcuno ha talmente tanta rabbia dentro, che si è appigliato ad un SMS, una
chat, un costume di carnevale stonato, un appuntamento mancato, una serata
innocente, una serata colpevole.
Io ci penso da
giorni.
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