Caro Nano occhialuto,
questa lettera è rivolta a te.
Che non sai neppure che esiste, questo blog, e spero che tu non lo scopra mai, perché nonostante tutto voglio proteggerti, sei ancora piccolo e comunque non è tuo dovere capire certe cose.
E non è neanche opportuno che io ti chiami più Nano, che ormai tutti sanno che sei alto quanto me, e hai la peluria sotto il naso e i brufoli e la voce stridula.
Ma non so come chiamarti, se non con il tuo nome, che è così bello e ti somiglia tanto.
Mi rivolgo a te per dirti che qualche settimana fa mi hai ferito.
Come teoricamente solo un adulto può fare.
Perché le mamme e i papà biologici forse non sanno che anche i bambini hanno il potere di farci del male.
Eravamo seduti a tavola, tutti e quattro.
Il TG stava parlando dell’aereo scomparso all’arcipelago di Los Roques.
Io ho chiesto il silenzio, per ascoltare.
Tu hai continuato a parlare, come forse è giusto che sia a 11 anni e mezzo:
“sai secondo me cos’è successo? E’ successo che un alieno li ha rapiti, e poi è arrivato un supereroe cattivo che li ha uccisi e poi …”
“Nano per favore, non scherzare su questa cosa. 5 anni fa è sparito un aereo simile nella stessa zona, e dentro c’erano due miei carissimi amici, con le loro due bambine, che io ho visto nascere, e da allora non abbiamo nessuna notizia ed è molto doloroso per me …”
“… e poi sono arrivati gli scienziati che li hanno rapiti per gli esperimenti, oppure potrebbe essere stato un …”
Non proseguo.
Solo tuo fratello ha avuto il buon senso di dirti, a bassa voce “basta …”
Io ho chinato il capo e ho pianto dentro.
E ancora ci sto male.
Perché a 11 anni e mezzo secondo me un ragazzino dovrebbe avere ricevuto il basico insegnamento che il rispetto del dolore altrui viene prima di ogni altra cosa.
A che serve vivere in mezzo ai preti e agli scout e a una mamma con la vocazione della Catechista dell’Anno?
E poi perché incazzarsi per un figlio disordinato o che non mangia la verdura è facile. Preoccuparsi perché un figlio è maleducato invece, non è da tutti.
Ci si deve mettere in discussione, e capire da dove nasce il suo disagio.
Non ho mai sentito una madre o un padre dire “mio figlio è maleducato”.
Eppure di ragazzi maleducati ce n’è un sacco, che siano tutti orfani?
Ci sto male perché ci hai messo dentro un po’ di cattiveria, perché anche un bambino è perfettamente in grado di capire quando ha in mano un’arma contro di te, e quando ce l’ha, la usa sempre.
Sapevi che mi avresti ferito, e l’hai fatto.
Più o meno inconsapevolmente.
Perché non sono la tua mamma, perché stavo a tavola con voi e non sono nulla per te, perché forse da quando ci sono io è cambiato qualcosa e ai ragazzi i cambiamenti non piacciono, perché la tua mamma mi odia che manco mi conosce e tu lo senti.
Perché basta. A volte sono stanca anche io. Sono stanca di avere in mano solo la parte difficile. Tante battaglie e pochissime vittorie.
A volte sono stanca di dovermi inserire tra il basket e il catechismo e la cena con i cugini, e di vivere i miei week end alternati con la chiave perennemente sulla toppa della porta, pronta a cambiare programmi con scarso preavviso.
E la domenica pomeriggio, quando vorrei solo stare a casa mia in pigiama a leggere e mangiare biscotti, tu mi dici con finta noncuranza “ma allora resti a casa tua da sola? E non puoi venire a mangiare qui con noi?” io so che quella è la mia unica vittoria in un anno di battaglie, ma a volte una vittoria sola non basta.
A volte vorrei che non ci fossero guerre, ma solo vita.
Ma so che un mondo così non esiste.
Non nel tipo di vita che mi è capitata tra le mani.
Ma è solo perché sono tanto stanca.